Firenze città dei libri e dei lettori

Firenze

Dopo tredicimila eventi letterari di ogni tipo che si tengono annualmente in tutta Italia, finalmente anche Firenze dà il suo, modesto, contributo: nasce Firenze città dei libri e dei lettori. Il titolo è di persè già un monito, e suona come un imperativo altisonante, dopo le recenti, drammatiche statistiche dell’Istat che mostrano un Paese pigramente lontano dai libri e dalla lettura. Eppure si fa e si è fatto molto per promuovere l’industria del libro, tanto che viene da pensare che forse c’è bisogno di cambiare punto di vista e promuovere il libro per ciò che rappresenta, non solo per chi lo stampa e lo vende.

Una rassegna fiorentina, ultima di tredicimila in tutt’Italia, potrebbe permettersi il coraggio di una personalità unica. A Firenze si conservano pubblicamente, in biblioteca, alcuni tra i libri più rari e belli del mondo; a due passi dalla città , alla Certosa, c’è un centro di straordinaria eccellenza per il restauro del libro antico… e anche guardando al contemporaneo Firenze è nell’albo d’oro della migliore editoria e della miglior letteratura che sia stata regalata al pianeta nellìultimo secolo. Stupisce che in questa “Firenze città del libro” non ne sia contemplata nemmeno una traccia. Non un eco degli straordinari fondi custoditi al Vieusseux, non una citazione dell’aria che si respirava nei pressi della giostrina che allieta i bimbi in piazza Repubblica, nemmeno l’odore dei Palazzeschi o dei Pratolini. Stupisce l’assenza di convegni importanti. Eppure di argomenti ce ne sarebbero tanti: dal libro digitale al diritto d’autore, dalla funzione centrale della biblioteca in una società che vuol dirsi civile al futuro di un’industria libraria che sforna 1500 nuovi titoli al giorno, sabato e domeniche compresi, e quasi tutti invisibili.

Il ruolo di Firenze, come città dei lettori, è piuttosto lasciato ad un luogo in più (diversi, a dire il vero, e nelle diverse piazze) dove i lettori possano acquistare libri sotto i tendoni bianchi, poveramente allestiti. I luoghi di discussione, a partire da una bella biblioteca storica, quella delle Oblate, ridotti a un forum popolare dove ognuno (anche chi non ha mai preso un libro in mano) può, come recita il programma ufficiale, scegliere una pagina che œsi ha amato (sic) o detestato. Sarà interessante, non ci sono dubbi.

Sarà interessante capire, a tendoni smontati, quali saranno i numeri del venduto, quale il feedback d’immagine per i promotori, quante le spese e quanto tutto questo inciderà sulle statistiche Istat dell’ignoranza nazionale, o sulle vendite degli ultimi best seller reperibili ovunque, anche in allegato al giornale. Rimane però il dubbio che forse, qualcuno, un giorno, andrà a bussare alla sala manoscritti di una biblioteca importante, dove la festa è tutti i giorni, e dove non c’è niente da vendere e niente da comprare, e vorrà curiosare. Questo sì, sarebbe un successo, nella città che esiliò l’Alighieri e che quando conviene celebra Dante.

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